BRUNO CIAPPONI LANDI
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PERSONE - MERIZZI GIUSEPPE FRANCO DETTI GIANFRANCO

MERIZZI Giuseppe Franco, detto Gianfranco, geometra, cav. del’OMRI (Tirano 21.6.1927- Perth 26 o 27 novembre 2007) figlio di Clemente e di Ester Soltoggio, sposato con (?) Lamperti. Emigrato in Australia nel 1948. Titolare di un’agenzia turistica a Perth è l’organizzatore delle tournée australiane dei cori valtellinesi (Vetta di Ponte in Valtellina, CAI di Sondrio e Monti Verdi di Tirano). Per anni membro del Comites di Perth è stato l’ideatore del monumento agli emigranti valtellinesi e valchiavennaschi nel mondo.

Autobiografi da: Il fascismo e gli emigrati, Alfredo Strano, pp 7-8

CAV. G.G. MERIZZI (AOM.J.P.)

            Sono Giuseppe Gianfranco Merizzi, nato a Tirano nel 1927, figlio di Clementino. Sono emigrato in Australia (ottobre 1948) dove, nel 1860 era venuto il mio trisnonno alla ricerca dell’oro, seguito, nel 1930, da mio padre e da suo fratello Gemi. Anche loro sono venuti in cerca dell’oro, non lo hanno trovato e sono rimasti qui.  Mio padre si stabilì nel paesino di Cue dove rimase in attesa della fortuna e là, nel 1940 andò la polizia federale, lo arrestò e lo mise, insieme al fratello, in un campo d’internamento dove morirono nel 1940. Mia madre è stata informata del decesso dall’ambasciata italiana in Svizzera. Io sono il solo figlio maschio. Spronato dall’innato spirito d’avventura, emigrai con la qualifica di boscaiolo dopo aver conseguito il diploma di geometra e sapevo di trovare soltanto la tomba dei miei cari.

            Da qui incomincia l’avventura dell’Australia. Dopo 34 giorni di viaggio a bordo della nave Toscana del Lloyd Triestino, sono giunto a Fremantle. Le prime impressioni di questo paese da far west sono state le immense spiagge, le casette di legno assai misere rispetto alle case di Tirano, la mia cittadina di provenienza, circondata di verde… Qui si potrebbe dire che il territorio era uno squallore. Mi dissero che da sei mesi non pioveva e la campagna era arida e brulla. Mi venne incontro un lontano parente materno, non parlava l’italiano, e tramite l’interprete mi disse che saremmo andata a casa “col carro”. Invece mi portò a casa sua con una lussuosa fuoriserie americana e, così, imparai come si chiama l’automobile in Australia.           

              La guerra era appena terminata e gli emigrati erano ancora spaventati a causa dell’internamento. Noi giovani invece abbiamo portato la bandiera in valigia e una ventata d’italianità. Infatti abbiamo incominciato con le feste religiose, balli e altre attività sociali che hanno facilitato l’incontro di famiglie che le distanze e la guerra le avevano isolate.

            Inoltre i rapporti con gli australiani allora erano freddi in parte dovuti ai 7 giorni settimanali di lavoro che facevano gli immigrati, mentre gli australiani non facevano più di 40 ore.

            I vecchi immigrati covavano rancore verso di noi perché avevamo perso la guerra. Molti di loro erano rimasti fascisti perché il governo fascista aveva dato loro prestigio e protezione.

            Oggi la nostra comunità è di tendenza laburista, però, man mano che cresce il benessere nelle loro famiglie, cambia partito, diventa liberale.

            Si potrebbe dire che le nuove generazioni di figli di emigrati si sono completamente integrate nell’ambiente australiano e solo ora si cerca d’inserire le loro origini nella famiglia italiana. Tuttavia sono loro che hanno conquistato prestigiose posizioni parlamentari, amministrative (Sindaci), culturali, economiche e così via.

            Questa è la storia di noi vecchi e nuovi emigrati che siamo riusciti a farci rispettare e invidiare e abbiamo fatto di questo grande paese la nostra seconda patria.

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