BRUNO CIAPPONI LANDI
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2017 - Pubblicazioni
 
72° della Liberazione martedì 25 aprile 2017 [Aprica] manifestazione interprovinciale Sondrio-Brescia , Ciapponi Landi Bruno e Messa Fausta, Comitato provinciale per la celebrazione dell’anniversario della Liberazione, Sondrio Lito Polaris 2017, p. 4
 
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L'intervento. Si parla tanto di cultura. Ma come si usano i soldi? in "La provincia" 5.5.2017, CIAPPONI LANDI Bruno, , 2017, p.
 
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La Madonna di Tirano simbolo di un paese, , CIAPPONI LANDI Bruno, , 2017, p.
 
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Per capire (per quel tanto che si può) “il divino”, posta la tendenza innata dell’uomo a ricercarlo e a trovare con esso un rapporto col solo mezzo delle proprie conoscenze e della propria cultura, ci si deve mettere nelle condizioni del ricercatore che nulla dà per scontato e ovvio, attento a tutto quanto può avvicinarlo alla comprensione di questioni che non hanno le abituali certezze del concreto. Che poi “il divino” possa essersi manifestato in un certo luogo, attraverso una apparizione, non lo potrà mai provare razionalmente nessuno. Le apparizioni appartengono però alla nostra storia e alla nostra cultura ed hanno avuto esiti concretissimi, come la costruzione di bellissimi templi eretti dalla pietà dei credenti e non si possono ignorare (per quando delicato sia l’ambito), nemmeno i numerosi e ricorrenti cambiamenti interiori che coinvolgono molti fedeli. Quello che più sembra attrarre e avvincere in questo ambito è l’aspetto “dello straordinario”, del segno in cui credere, malgrado la sua “incredibilità”. Nella nostra provincia le apparizioni mariane riconosciute, cioè ammesse al culto, sono quelle di Gallivaggio in Valchiavenna e della Madonna di Tirano. Ce ne furono anche di presunte, ma non ebbero seguito, o ne ebbero, come nel caso del Santuario della Madonna del Piano di Bianzone, dove si decise di aderire alla richiesta della Madonna di riassettare la sua vecchia chiesa, nel piano appunto, senza stare a percorrere la strada del riconoscimento formale. Ci sono poi alcune leggende, fioretti relegati a pie credenze. Sulle apparizioni la Chiesa ha sempre avuto un atteggiamento di grande prudenza, anche nell’ammetterle al culto e merita di essere ricordato che credervi non rientra nei doveri del cristiano. Nel caso della più nota apparizione mariana della valle, quella della Madonna di Tirano, le cose andarono così: c’era la peste, la gente si ammalava e moriva secondo un noto copione. Fra i colpiti dal male c’era il fratello del nobile Mario Omodei, buon padre di famiglia, abitante della Rasica, la frazione di Tirano che si insinua nella Valle di Poschiavo e che dalle derivazioni del torrente Poschiavino traeva la principale ragione di esistenza movimentando segherie, magli, mulini, folloni. Indotto dall’affetto a raccogliere qualche frutto per il fratello morente di peste, in una sua vigna non lontana da casa, vi si stava recando quando si sentì trasportato in un altro luogo vicino dove gli apparve una fanciulla, vestita di “beretino” (una stoffa grigiazzurra dell’epoca) alla quale l’Omodei si rivolse con il normale saluto augurale del tempo (ancora in uso nei nostri paesi ai primi del Novecento): “bene”. Più o meno il “salve” dei latini. Già la risposta “E bene avrai”, prima ancora della presentazione e della richiesta di costruire lì una chiesa in onore della B.V. chiarisce l’autorità dell’interlocutrice, che assicura che la peste se ne andrà presto se si farà ciò che chiede (che non è poco). Mario doveva essere veramente convinto di avere avuto la visione se non indugiò a recarsi a Tirano per intercettare i Tiranesi, spiritualmente sereni all’uscita dalla messa di quella domenica 29 settembre 1504, giorno di San Michele arcangelo, per fare loro quel po’ po’ di richiesta, senza pensare di essere preso per matto. Ad accreditare una presenza divina certo ci fu la guarigione del fratello, ma i Tiranesi cercavano altro. Che cosa? Un documento dell’epoca narra i primi momenti di ricerca di un segno che accreditasse l’apparizione e, di conseguenza, il messaggio della Beata Vergine. Dopo l’annuncio del veggente, come si legge nel “Libro dei miracoli” - “se partino dela terra de Tirano per vignire a questo sancto loco a una cum il venerabile domino presbitero Grigorio de Homodeo curato dela prefata terra da Tirano, per dare principio a questa sancta ecclesia, et cavando in el predicto sancto loco quasi per insina a sei braza in gioso, se trovò una code como sono queli che se dà il filo ali ranzi per signale como la pestilensia si comensarà [a cessare]. Et facto il principio dela giesia la suprascripta pestilensia si comenzò a cessare eo modo che de quello giorno de Sancto Michele in qua, mai non è possa stato la predicta pesta.” Benché in volgare arcaico (siamo nel 1504) il linguaggio è del tutto comprensibile. Lo è meno la questione della cote che, una volta trovata, diventa “segnale” che la pestilenza cesserà. L’etnologo linguista prof. don Remo Bracchi ha evidenziato circostanziatamente in un suo saggio la sacralità che presso gli antichi aveva tutto ciò che veniva materialmente dal cielo e che, quindi, avrebbe avuto la cote, caduta là dove era apparsa la Madonna. Qui però non si tratta però di un meteorite, che cade normalmente dal cielo, ma di una cote, di “queli che se dà il filo ali ranzi”, come ci si preoccupa di specificare, cioè per affilare le falci, senza il quale non è possibile falciare. Sulla questione ho maturato una mia convinzione che offro, per quel che vale, ai lettori. Sotterrata “sei brazzi in giuso” nel luogo in cui la Madonna era apparsa, la cote mi pare avere tutta l’aria di testimoniare l’intervento soprannaturale che sottrae alla Morte lo strumento con cui falcia le sue vittime per impedirgli di usarlo ancora. Morte e peste, si sa, vanno a braccetto. Gli ossari erano diffusissimi e non c’era ossario sulle pareti del quale non ci fosse dipinto uno scheletro con la falce in mano a rappresentare la Morte. La pestilenza era in corso e sarebbe cessata se si fosse iniziato a costruire la chiesa. Non era certo prevedibile e, men che meno probabile, trovare una cote là sotto e a quella profondità. Fra l’altro, a dispetto dei mille tipi di pietre di cui le nostre contrade ridondano, non c’è l’ombra in valle di una cava di coti, che sono quindi relativamente preziose. La fienagione è una delle attività più importanti dell’anno e la falciatura è una operazione che richiede una buona abilità manuale. L’immagine della falce affilata, impiegata per mietere vite umane, doveva fare una certa impressione e quella cote, strappata alla grande falciatrice, diventava prova dell’apparizione e certezza che la promessa mariana sarebbe stata mantenuta. Non mancava altro che attenersi alla richiesta della Vergine. I Tiranesi lo fecero e l’evento fu creduto in un raggio territoriale sempre più ampio e quel “bene avrai” (che precede la richiesta e non è legato alla sua accoglienza, ma è solo una bella e generosa risposta materna), mantiene ancora la sua capacità di attrattiva a oltre mezzo millennio dal fatto che diede origine alla basilica e, insieme, ad una storia ininterrotta di fede, che ha visto in quell’orto prescelto dalla Vergine uno straordinario punto di incontro fra cielo e terra. Terra quindi “prodigiosa” e sacra, divenuta anche luogo di identificazione popolare collettiva dei Valtellinesi, circostanza che porta il suo interesse persino oltre l’ambito strettamente religioso.
 

Luigi De Bernardi giornalista e scrittore in , CIAPPONI LANDI Bruno, , Sondrio 2017, p.
 
   
 
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La raccolta Giorgio Luzzi. Versi inediti e antologia in , CIAPPONI LANDI Bruno, , 2017, p.
 
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Due curiose antiche pietre lavorate a Morbegnoi in , CIAPPONI LANDI Bruno, , 2017, p.
 
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Neuropsichiatria a Sondrio. Onoriamo il fondatore Calvi, in "La Provincia" 27 luglio 2017, CIAPPONI LANDI Bruno, , 2017, p.
 
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Dalla Partenza del Crociato al Prode Anselmo , CIAPPONI LANDI Bruno, Associazione Grytzko Mascioni -Museo Etnografico Tiranese, Sondrio, Tipografia Bettini 2017, p. 49
 
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Il santuario di Tirano duomo delle valli, in “L’Ordine”, inserto de “La provincia” domenica 3 settembre 2017, CIAPPONI LANDI Brunoi, , 2017, p.
 
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La mia via Fracaiolo in "I regiĂąr de Valtelina" n.3 - Settembre 2017 , CIAPPONI LANDI Bruno, , 2017, p. 24-25
 
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Fermo immagine Arturo. Ricordi Aneddoti Testimonianze.[ sul prof. Arturo Colombo], CIAPPONI LANDI Bruno, Edizione fuori commercio a cura della famiglia, Milano 2017, p. 166
 
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Natale in via Toti e altro sull'onda dei ricordi, in "I RegiĂąr de Valtelina", n.5 - dicembre 2017, CIAPPONI LANDI Bruno, Associazione amici anziani Sondrio, Sondrio 2017, p. 9-11

Il prete che amava l'arte e la storia [don Giovanni Da Prada] in , CIAPPONI LANDI Bruno, La provincia, Como 2017, p. 6
 
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2017 - Presentazioni
 
La filarmonica di Semogo 1922-1934. Vita di paese, documenti, testimonianze,e ricordi, Ciapponi Landi Bruno a Angelo TRABUCCHI, , Valdidentro 2017, p. 109
 
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