BRUNO CIAPPONI LANDI
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PERSONE - GIUDICI BENEDETTO

Benedetto Giudici nato a Tovo di Sant’Agata nel 1862, morto a Felonica Po nel 1926. Era figlio di un Giudice di Lovero, di nome Benedetto a sua volta, che si era visto cambiare il cognome in Giudici in occasione del trasferimento di residenza, durato qualche anno, in quel di Rovato. Rimasto orfano di madre, Maria Comini di Brusio, ebbe modo di conoscere la congregazione salesiana attraverso un cugino sacerdote che vi apparteneva. Sentendosi chiamato alla vita religiosa iniziò gli studi nel Ginnasio all'Istituto salesiano di Torino, ma la morte del cugino lo indusse a proseguirli nel seminario diocesano di Como. Nel 1885 entrò però nel noviziato dei Gesuiti di Castel Gandolfo dove rimase fino al 1888 prima di passare all'Università Gregoriana dove dal 1889 al 1891 frequentò per tre anni i corsi di filosofia. Nel 1892 è nel collegio di Strada, in provincia di Arezzo, in qualità di maestro, ma dal 1893 mancano sue notizie nei registri dell’ordine per cui si deduce ne sia uscito. Munito del diploma di maestro insegnò per qualche anno, anche a Tovo, poi si allontanò e maturò la decisione di coltivare l’antica vocazione fra i riformati nel ricordo della bontà e gentilezza di quelli di Brusio, paese della madre, come ricorderà in un suo scritto. Abilitato alle funzioni di maestro evangelista (riservata a chi svolge funzioni religiose senza avere frequentato i corsi teologici riformati), lo troviamo alla guida dalla comunità Evangelica di Revere, Santa Lucia di Quistello e Felonica Po, in provincia di Mantova, poi in Eritrea (al servizio della Missione svedese) dove viene autorizzato anche alle celebrazione riservate ai pastori. Svolge anche più o meno brevi periodi di servizio sostitutivo presso le comunità riformate a Dovadola in Romagna, di Viering, vicino ad Aosta e di Brescia. Coniugato in prime nozze con la coetanea Lidia Mariani di Livorno, avrà il dolore di perderla a Revere, dove risiedevano, nel 1900. Nello stesso anno perderà anche l’unica figlia, Pia. Nel 1901 sposerà, in seconde nozze, Dircea Veneri (1875-1966) di molto più giovane di lui che sarà la sua fedele compagna fino alla morte. In un corposo fascicolo nell’archivio riformato di Torre Pellice, insieme alla documentazione sulla sua attività, è conservata una sua autobiografia manoscritta. bcl in Bolletino della Società Storica Valtellinese n.66- Anno 2013 p. 279-282
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